Perché Sanremo deve essere rinviato.

Perché Sanremo deve essere rinviato.

Vorrei provare a leggere l’argomento Festival di Sanremo in un’ottica più fredda e meno nascosta dietro la coltre di polemiche inopportune su musica di serie A e musica di serie B che si sono inanellate attraverso i social negli ultimi giorni.

Il senso per cui i teatri sono chiusi risiede non nella difficoltà di monitorare le persone che ci lavorano dentro e, forse, neanche nella presenza di un pubblico sparuto, innocuo se distanziato, disinfettato e provvisto di mascherina. Quello che impensierisce è l’aumento degli spostamenti che possono incentivare i contagi, con tutte le conseguenze che sappiamo. Questa non è una preoccupazione irrilevante, è un rischio reale.

Credevamo che l’esperienza dell’estate avesse insegnato un minimo di buon senso: e invece, non appena il giallo è diventano colore dominante della penisola, abbiamo visto di nuovo riempirsi spazi e piazze, nella quasi totale sottovalutazione di quello che una terza ondata e un altro lockdown provocherebbe a livello sanitario, sociale ed economico. Non si tratta di demonizzare, è una constatazione.

La cosa che preoccupa di più dello svolgimento di un Festival così popolare e seguito, non sta nel pubblico o nei figuranti in sala (è stato definito che non può essere considerato uno studio televisivo, con figuranti ammessi per DPCM in quanto elemento coreografico, perché l’Ariston è un teatro, quindi giustamente chiuso al pubblico come tutti gli altri): la criticità sta proprio nel pubblico di fan, passanti, appassionati che sarà inevitabile si riversi nelle vicinanze del teatro o degli hotel in cui soggiornano gli artisti: salvo che non si blindi militarmente Sanremo e i suoi accessi, cosa che vedo altamente infattibile e comunque fuori luogo. Che fanno, minacciano di arresto un fan di Bugo? Del resto anche il Comitato Tecnico Scientifico ha ancora grandi dubbi.

Allora mi chiedo perché questo festival non si possa spostare a dopo l’estate, quando non dico che i teatri si potranno riaffollare interamente, ma almeno la vaccinazione sarà progredita e saremo più protetti: e tutti, tutti, gli spettacoli man mano si riapproprieranno di quella dimensione di condivisione, vicinanza, elevazione spirituale ed intrattenimento che gli è propria e che, tra l’altro, vedrebbe anche gli sponsor beneficiarne, visto che la percezione positiva è grande arma di persuasione alla partecipazione.

Insomma, proviamo anche a ragionare in termini diversi da Mozart è meglio di Orietta Berti perché si entra nella sfera emotiva e personale del pubblico che, secondo me, va sempre e comunque rispettato. Usciamo dal ginepraio del giudizio: che poi è lo stesso che ci fa ribollire il sangue quando sentiamo qualcuno che apostrofa la musica classica come noiosa. La musica è un bene comune sì, ma personale, intimo: ha a che fare con le esperienze, con i ricordi, con la memoria del passato, con gli affetti più profondi.

Se il Festival di Sanremo deve essere rimandato, non è perché ci sono i Måneskin, invece che le sinfonie di Schumann: ma perché dobbiamo uscire dall’emergenza sanitaria per ritornare a riaccogliere il pubblico in sala in totale sicurezza.

È un atto di coscienza, doloroso ma rispettoso della vita: nostra e degli altri.

Tiziana Tentoni