Sono mesi in cui abbiamo sempre qualcosa da attendere: che riaprano i teatri, che cambi il DPCM, che arrivino i ristori, che si definisca il FUS, che arrivino i vaccini.
Ora, siccome non bastava, oggi siamo tutti in una bolla attendendo, ancora, di sapere se il governo cadrà. Dopo, qualunque sia il risultato, di nuovo attesa: che si facciano le elezioni, che si capisca se lo streaming può essere rendicontato come spesa ammissibile, che ricominci l’attività dal vivo.
Qualsiasi cosa ferma, crea tensione: provate a mettere una mano semplicemente appoggiata ad un tavolo e a tenerla ferma. Basteranno pochi minuti perché si crei un irrigidimento muscolare, evitabile solo rimettendola in movimento.
Non stare fermi è uno stato mentale, ancora più che fisico: e solo così si può annientare l’attesa, facendo. Dalle cose più piccole e quotidiane, ai progetti lavorativi: allenarsi al fare, per combattere l’aspettare.
Ecco perché, ormai da mesi, non attendo più nulla: non c’è tempo per aspettare soluzioni da altri, bisogna crearle. E non lo dico perché questo sia semplice da fare ma solo perché non abbiamo alternativa.
Dice il saggio: La via del fare è l’essere. Io non so cosa sia la via del fare, ma certamente non è aspettare.
Tiziana Tentoni
18 gennaio 2020