La Prima dell’Opera di Roma. Un capolavoro contemporaneo.

La Prima dell’Opera di Roma. Un capolavoro contemporaneo.

Inizia senza soluzione di continuità con il programma precedente: dallo studio televisivo improvvisamente siamo dentro al Teatro dell’Opera di Roma per la Prima della stagione.

Spaesamento, si apre così, neanche un titolo, niente: in un attimo prigioniera dell’ouverture. Visuali inedite, funi che riempiono uno spazio altrimenti difficile da colmare, il teatro che si fa set: cinematografico, anzi no teatrale, anzi no documentaristico. Non è ancora iniziato il primo atto e questo Barbiere di Siviglia già minaccia contemporaneità.

E proprio quando mi sentivo rassicurata, partono i titoli. Su Largo al Factotum si entra nel più che presente: Lungotevere, uno scooter per le strade di Roma con Figaro e il Maestro Gatti, che arriva in Teatro e misura la temperatura a Don Basilio.

Si torna all’interno, le funi disegnano il vuoto, ora siamo nella grafica digitale traslata nella realtà. Forme, significati, angolazioni che cambiano anche nella stessa inquadratura. Sullo sfondo tutti i protagonisti del Teatro come luogo sacro. Non solo chi è in scena ma anche chi è dietro, chi di fatto il teatro lo fa respirare e lo mantiene in vita: e che, soprattutto, ancora lotta giornalmente con la mancanza di riconoscimento del lavoro.

E poi, sul finale del 1 atto, partono immagini in bianco e nero, un inserto di nostalgia che passa attraverso fotogrammi di repertorio, Anna Magnani, Marisa Allasio, Gina Lollobrigida, e pubblico invece del recentissimo passato. E in un attimo è mancanza, dello spettacolo dal vivo, della passeggiata in foyer nell’intervallo, dell’orecchio teso ad ascoltare i commenti, dell’emozione liberatoria e grata di un applauso.

Su tutto si staglia in alto la Musica: questo miracolo di brillantezza, fantasia, caratterizzazione, timbro, melodia, contiene le mille rappresentazioni dell’arte che si susseguono con il coraggio della genialità.

La musica di Rossini accoglie le nostre difficoltà, l’esigenza di rappresentarle, ci lascia liberi di esprimere il nostro dolore: ci guida, ci prende la mano, ci cammina accanto e ci protegge.

Un capolavoro

Tiziana Tentoni


La foto è di Opera di Roma.