Il giorno della terra. Italia, anni ’20 del terzo millennio.
Sono colei che la domenica mattina si incanta su documentari naturalistici immaginando cosa avrebbe potuto fare come biologa marina (nuotare con le balene?!) oppure decidendo se iscriversi a un corso di arrampicata per appendersi bene a quelle rocce che ogni geologo che si rispetti, come la sottoscritta – se pur non praticante – , ama (perché non mi basta camminarci sopra!)
Per 365 giorni all’anno, ed oggi più che mai, tutto ruota intorno a loro, i 4 elementi da cui dipendiamo:
ARIA, ACQUA, TERRA e FUOCO.
Ed oggi celebro loro e il nostro pianeta, facendomi accompagnare da Claude Debussy e i suoi preludi.
ARIA
Penso a Le vent dans la plaine o a Ce qu’a vu le vent d’Ouest e subito corro veloce insieme al vento sulle pianure. Nel mio immaginario un vento che, pur quando portatore di tempeste, è purificatore e fa danzare le nuvole creando mille forme – grigie, bianche, infuocate – che noi leggiamo come illusioni familiari.
ACQUA
Penso a La cathédrale engloutie, uno dei miei preludi preferiti. Immagino l’acqua che inghiottisce la città (Claude pensava anche al nostro futuro nel mettere in musica la leggenda bretone della città di YS?) e al fatto che l’acqua è magica e con lei non si scherza, mai!
TERRA
Penso a Bruyères e immagino di camminare in paesaggi malinconicamente bellissimi, sconfinati, a toccare le rocce con mano ma anche ad assaporarle (sì, perché la superficie delle rocce racconta molto ai geologi, o perché camminando capita di trovarsi faccia a terra, pur non avendolo calcolato!). Oppure, anche se siamo ormai in primavera, mi immagino come unico segnale umano nel candore di un paesaggio innevato, due passi sulla neve – Des pas sur la neige -, senza però alcun velo di tristezza, solo silenzio carico di forza.
FUOCO
Penso a Feux d’artifice e immagino un giorno di festa che termina con i fuochi artificiali, magari quelli meravigliosi elaborati da Gandalf e, dato che ci siamo tuffati nella Terra di Mezzo, celebro il Monte Fato, alla fine il vero protagonista, l’unico in grado di mettere fine al male sciogliendo nelle sue viscere un piccolo anello capace di corrompere l’animo degli uomini!E la mente va al vero regno del fuoco, il vulcano che ha rapito il mio cuore in quest’ultimo mese: Islanda, anno 2021 Fagradalsfjall.
E non posso prendere un aereo per andarci!

Dalle fessure nella lava in via di solidificazione brilla il fuoco terrestre, l’energia primordiale che sgorga dalle viscere a ricordarci che siamo solo di passaggio, mentre il nostro pianeta si trasforma, diventando talvolta ostile nei nostri confronti, ma sicuramente senza preoccuparsene, perché siamo noi gli ospiti!
Così la musica di Debussy, i suoi geniali preludi, accompagna queste parole mentre le scrivo, accarezza i sentimenti di ammirazione nei confronti della natura che celebriamo oggi nell’Earth Day.
Ma non sarei pienamente io se non affiancassi al percorso musicale classico piccole deviazioni a tema.Ed ecco Neil Young: Oh Mother Earth, with your fields of green, once more laid down by the hungry hand. How long can you give and not receive?
E chi non ha mai ascoltato Earth Song di Michael Jackson?I used to dream, I used to glance beyond the stars. Now I don’t know where we are.
E poi prendiamoci una serata per guardare e ascoltare Into the Wild, film stupendo di Sean Penn con una colonna sonora perfetta (da fan dei Pearl Jam e di Eddie Vedder sono di parte, lo so), ed impariamo che può essere meraviglioso perdersi nella natura selvaggia ma che la felicità è reale quando condivisa, e come prima cosa la dobbiamo condividere con il nostro pianeta!
Buon ascolto della Terra e della mia playlist!
Silvia Podetti
Executive Director and Artist Manager di Amusart